La trappola della competizione nell’arte Autrice: Larisa Tinta

La trappola della competizione nell’arte Autrice: Larisa Tinta

Quando si parla di arte, spesso si inciampa nella parola “competizione”. Premi, riconoscimenti, classifiche, aste: tutto sembra voler misurare il valore dell’espressione creativa. Ma chi stabilisce cosa è “migliore” in qualcosa che nasce dall’anima e parla direttamente all’unicità di ciascuno?

      La società e l’illusione del confronto
Viviamo in un mondo dove ogni ambito è sottoposto a metriche: visualizzazioni, vendite, recensioni. Anche l’arte, che dovrebbe fuggire da questi schemi, viene spesso giudicata in base a numeri e consensi. Così nasce una competizione sottile, invisibile, che può generare frustrazione, insicurezza e confronto sterile fra artisti.

Diversità come ricchezza, non come ostacolo
Ogni artista ha una voce distinta. Picasso non competeva con Van Gogh, né Frida Kahlo si confrontava con Basquiat. Erano semplicemente diversi, come diverse sono le strade che portano alla bellezza. Un’opera astratta può smuovere emozioni profonde in chi la osserva, mentre un paesaggio iperrealista può raccontare la quiete di un’anima. Non c’è una scala da salire, solo orizzonti da esplorare.

 L’arte come dialogo, non come gara
L’arte è uno spazio di comunicazione, non di scontro. Gli artisti dialogano con il pubblico, con se stessi, e perfino con altri creativi, senza bisogno di stabilire chi ha ragione o chi merita di più. Anche il dissenso, l’incomprensione, la provocazione sono parte del gioco: ciò che conta è partecipare con autenticità, non vincere una medaglia.

 Conclusione
In arte, non c’è competizione. Ci sono solo diversi modi di esprimersi, diversi punti di vista, diverse necessità interiori. L’arte è libertà, è esplorazione, è respiro. È il linguaggio dell’anima che non conosce podi, ma solo cammini.

 

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